
Quando e come è cominciato il tuo percorso verso la modestia?
È sicuramente cominciato dopo aver scoperto la Tradizione, direi quindi nel 2012-2013. Prima il concetto di modestia mi era praticamente sconosciuto. Cercavo solo di coprire le spalle in chiesa, ma leggendarie erano le mie mise cortissime per i matrimoni. Ritenevo “sfigate” o “antiche” le poche ragazze che vedevo ben coperte, associando il loro comportamento a un qualcosa di monastico (in senso deteriore).
Dopo il matrimonio, io e mio marito ci allontanammo progressivamente dalla parrocchia per prediligere la Messa di sempre, e lì gli esempi eclatanti di modestia mi fulminarono. La necessità di vestirmi modestamente in un luogo sacro fu la prima cosa che capii, e la liturgia così bella e solenne mi portò subito a presentarmi di conseguenza.
Rapidamente poi mi resi conto che la modestia non poteva e doveva fermarsi sulla soglia della chiesa, e che siamo sempre al cospetto di Dio in un certo modo. Eliminai quindi gli shorts e i miei adorati vestiti corti. Lo step successivo arrivò grazie agli esercizi spirituali di Sant’Ignazio, grazie ai quali presi coraggio e liberai il mio armadio da ogni pantalone. E continuai a conformare il guardaroba, acquistando solo abiti che avrei potuto indossare anche in chiesa senza vergognarmene. E, dato che a volte era difficile reperire soprattutto gonne lunghe ma belle, ho cominciato a cucirne io stessa, per poi dare la possibilità anche ad altre di avere un capo di buon gusto, modesto e su misura.
C’è stato un momento particolare o un segno che ti ha confermato o incoraggiato in questo cammino?
Sì, un passo de “L’alba di tutto” di Mons. Benson, che mi folgorò totalmente. Grazie a questo compresi che la modestia femminile non è altro che un conformarsi esteriormente (ma anche interiormente) al proprio ruolo, in quanto parte della volontà divina. In questo romanzo, gli abitanti di un Paese in cui trionfa la Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo hanno divise riconoscibili a seconda del loro mestiere (o corporazione), in quanto sono fieri di rappresentare esteriormente il loro ruolo nella società. Ecco, questa armonia tra ruolo e manifestazione mi ha convinta della necessità di mostrare la mia Fede, e insieme la mia femminilità, scevra da tentazione e sessualizzazione.
Quali vantaggi spirituali, morali, estetici hai notato?
Ho notato subito che la mia cura nel vestire è aumentata, e anche il rispetto verso il mio corpo. E’ più facile valorizzare la mia fisicità e risultare più elegante anche con l’essenziale. Anche i sensi di colpa o di inadeguatezza in presenza di religiosi o in luoghi di culto non si sono più presentati, rendendomi a mio agio in ogni situazione.
E mi è anche capitato di ricevere ringraziamenti per essere stata, nel mio piccolo, di slancio per intraprendere una conversione alla modestia.
Che cosa consiglieresti a chi vorrebbe affacciarsi a questa realtà?
Consiglierei di procedere gradualmente, sedimentando pian piano disposizioni esteriori e interiori, affidandosi alla Madonna, Colei che deve essere il modello di ogni donna.
Una opinione su "Storie modeste – Monica Gibertoni"